Zio Giorgio e‘ conosciuto con l’appellativo”Ferèe”. In realtà il fabbro fu suo padre Pietro, mio bis nonno.
Anticamente si usava dare alle famiglie più numerose e conosciute, un soprannome.
Bis nonno Pietro e Giorgio erano titolari di attività produttive.
L’attività principale dell’Officina Meccanica G.Ripamonti consisteva nel rifacimento e manutenzione dei motori a testa calda che equipaggiavano i barconi da trasporto. Si eseguivano comunque anche lavori più generici.
L’officina era frequentata abitualmente da Carlo Guzzi che abitava a circa 330 metri in direzione nord ed era molto interessato alla meccanica in genere ed ai motori a scoppio in particolare.
Entrambi erano tra i pochi abitanti della zona che possedessero una moto.
Lo zio aveva una Triumph e il Guzzi una Stucchi, anche se mio padre mi disse che Carlo era un estimatore della Frera.
I primi motori a testa calda provenivano dalla ditta tedesca Weber, ed abitualmente venivano montati sulle imbarcazioni fluviali.
Dato che le correnti d’acqua del lago sono diverse da quelle dei fiumi ,bisognava rifare gli assetti e irrobustire i supporti delle barche che abitualmente erano spinte dalle vele e dai remi.
Inoltre bisognava a volte rifare le eliche.
Questi lavori erano svolti dallo Zio Giorgio e da Giuseppe Guzzi detto Naco.
Mio padre diceva che nell’officina c’era un soppalco pieno di modelli di legno e di eliche.
Il signor Valponi Adriano (ora defunto) ricordava che dei tecnici della Weber arrivati per la consegna di un motore, furono talmente impressionati dall’abilità dei 2 che informarono la casa madre, la quale offrì loro una possibilà di lavoro in Germania.
Allo scoppio della prima guerra mondiale Giorgio e Carlo Guzzi furono inviati ripettivamente ,a Milano ed a Venezia per impieghi nel settore bellico.
Alcuni macchinari dell’officina furono requisiti dall’esercito e dati in dotazione ad altri per produzione di guerra.
Terminato il conflitto, per reintegrare il macchinario andato perso ,fu necessario vendere un terreno di famiglia.
Un tornio fu fatto arrivare dall’Inghilterra tramite i parenti di Carlo Guzzi.
Erano infatti arrivati i primi finanziamenti dalla famiglia Parodi e Carlo era ansioso vedere realizzato il suo progetto di motociclo.
Carlo e Giorgio si misero all’opera e verso la fine del 1919 il prototipo fu terminato e si dice che fu portato a Genova.
I due si alternarono alla guida e da qualche parte dovrebbe esistere una traccia di tale avventura.
L’attività di Carlo proseguì con successo mente quella di Giorgio risentiva dello sviluppo dei trasporti su gomma e visse un momento di difficoltà.
Nella nostra famiglia non furono certo contenti quando Giorgio rifiutò l’aiuto dell’amico Carlo che si ricordava dei tempi passati.
Ma lo zio amava troppo il suo lavoro e la sua libertà.
Alla morte dello zio Giorgio e di mia nonna Teresa Delfina (1960) , l’officina fu venduta alla ditta ICMA.
Le altre sorelle e mia zia Graziana ,che nel frattempo si era sposata e viveva in Via Cavour 12 ,decisero di andare da abitare nella casa di recente costruzione e misero in vendita anche l’abitazione di famiglia.
Fu allora che mio padre Graziano che nel frattempo aveva gia‘ spostato i macchinari e gran parte dei ricordi dello zio, nell’officina di proprietà Trincavelli situata a Palanzo (frazione sopra Molina),decise di vendere la proprietà Trincavelli e di tornare nella casa materna dove aveva passato gran parte della propria infanzia ascoltando ed imparando dallo zio i segreti della loro grande passione :”LA MECCANICA”.
Mio padre Graziano entrò in Moto Guzzi nel 1938,dopo gli studi a Lecco.Fu impiegato fino al 1965 nel reparto”Attrezzeria”.
Contemporaneamente continuava l’attività nella sua Officina meccanica.(Allora si poteva)
Nel 1965 passò alle dipendenze del “Tubettificio Ligure “, la ditta di Ulisse Guzzi , figlio di Carlo e lì rimase fino alla pensione.
Dobbiamo a lui la conservazione di tutto il macchinario dello zio e di molti attrezzi e ricordi.
L’emozione che suscita il ferro incandescente ha contagiato anche me, tanto che ad un certo punto decisi di interrompere il lavoro di operatore programmatore di centri di lavoro computerizzati (CNC) per dedicarmi alle mie 2 grandi passioni: l’arte fabbrile e l’aerografia.
La mia piu‘ grande soddisfazione fu la pubblicazione dei miei lavori su una rivista specializzata a tiratura nazionale.
Il problema (se così si può chiamare) sta nel fatto che appena terminato un lavoro cresce in me l’esigenza di intraprendere nuove esperienze.
Ad ora la mia “sfida” sta nella realizzazione del grande murales che riproduce gli ambienti e le persone che con il loro ingegno e lavoro hanno contribuito allo sviluppo economico di Mandello.
Un grande saluto e un ringraziamento a tutti i soci del FALCONE CLUB .
Trincavelli Giovanni (detto Gechi)