Mandello del Lario nella tarda estate del 1985. Frank con un Nuovo Falcone Civile ed io con una Yamaha SR 500 passiamo dal Lago di Garda e dal Passo del Tremalzo e Passo di Croce Domini in un persorso dalle sinuose curve. Curve infinite ti rendono stanco ma felice. La destinazione è Siena nella bellissima Toscana.
A quel tempo, non capivo perché ci fermassimo in tutti quei posti.
Avevo già abbastanza pazienza per la pigra Guzzi dietro di me e poi questo morboso campeggio.
Per prima cosa sono scivolato sulla griglia di legno scivoloso e marcio della doccia e mi sono ferito la schiena! Che schifo.
E‘ meglio che andiamo oltre. Ma Frank ha assolutamente bisogno della sua foto ricordo davanti al cancello della fabbrica Moto Guzzi prima di poter finalmente continuare. Va bene.
Per me è la prima volta : la famosa fabbrica Guzzi!
L’edificio mi sembra come se non prendesse aria, è così stretto tra la strada e la catena montuosa del Manavello alto 1100 m alle sue spalle.
Il caldo sole della sera enfatizza la tipica vernice ocra dell’edificio vecchio della fabbrica. Il massiccio cancello della fabbrica di ferro, invece, sembra assorbire i raggi che sono così forti tanto che il colore rosso scuro con la semplice aquila bianca dell’era De Tomaso gradualmente svanisce. La simbolica vernice Guzzi si sfalda in gran parte come una tetra vernice, come se volesse sbarazzarsi della pelle del periodo meno glorioso De Tomaso, come un serpente.
Non sapevo nemmeno tutto questo quando Frank e Nuovo Falcone Civile, in posa davanti al cancello, gridarono: „Scatta la foto con la tua Nikon e poi ne farò una con te e la spazzatura giapponese“.
Ignoro l’insulto come al solito. „Mancano già 18 foto all’Agfa Gevaert 24 + 2!“
Mi metto comunque davanti al cancello, perché la SR non sta sul cavalletto con tutti i bagagli … sento il calore solare accumulato che il cancello ora getta riflettente sulla mia schiena ammaccata come se dicesse: „Eccoti ora solitario con la tua risottiera nella bella Italia. Se vuoi ottenere una foto del genere, devi volare in Giappone con lei ”. Ritsch ratsch clic! Ritsch Ratsch clic!
Questo non è il presunto cancello parlante, ma il pulsante della Nikon. Dannazione! Frank ha scattato 2 foto, ma non a me, ma al doppio scarico del suo Falcone Civile con il cancello dietro.
Un po ‚frustrato, faccio scivolare il sedere tra il serbatoio “elefante“ e il bagaglio arrotolato, per portare il pistone in compressione e poi giù con forza … di nuovo per tante volte … Niente! Il Nuovo Falcone ha intanto lasciato il suo luogo di nascita. Il sordo rombare del motore si sposta più a sud ad ogni giro del volano, mentre completamente senza fiato posso finalmente innestare con successo la prima marcia. Non voltarti di nuovo rispettosamente al cancello rosso senza promettere di tornare indietro.
Tredici anni dopo, nell’estate del 1998 sono con Frank sotto il sole della sera sul Lago di Como. Il cancello sembra ancora essere lo stesso.
Non la motocicletta che sta davanti. È mia „zia Berta“, una 850 GT del ’72, così Frank l’ha chiamata in onore della mia zia preferita. Frank non è lo stesso di tredici anni fa , ma il nostro „Francobollo“. La meta quest’anno è Bolsena, a nord di Roma. Dove Frank ha trascorso le vacanze da bambino e dove ,per gioco,suo fratello,quasi lo seppellì sotto la sabbia . Ma questa è un’altra storia.
Questa volta non ho niente contro la sosta. Ho anche fatto pace con lo stato incontrollato del „Campeggio“. Le grate di legno della doccia sono ormai completamente passate, ma la cosa giusta è Luciano, il capo chef del piano di sopra sempre pronto con in mano una Moretti fredda . Angela, che ride sempre di sopra ,e la sua famiglia ci faranno gli spaghetti quando attraverseremo l’ultimo tunnel dell’autostrada prima di Mandello. In quale altro luogo hai questo, penso tra me e me. Perso nei pensieri ho guardato l’aquila reale del cancello che volava via a destra. Il colore è ora finalmente diventato il classico rosso delle macchine da corsa Moto Guzzi conosciuto in tutto il mondo.
Quale marca di motociclette può offrirti questo?
Un noioso veicolo a due ruote diventa parte della tua vita. Hai il tuo momento più felice, guadagni un’esperienza e il diritto: fai amicizia!
E il cancello, il vecchio e pesante cancello di ferro con tutti i suoi colori e le varie forme di aquila che ha visto attraverso i secoli, è sempre lì. Anche se chiuso , è tanto per te.
Francobollo ed io siamo impegnati a scattare foto con la nostra prima Canon Powershot digitale che non ha bisogno di stare attenti al numero e quando scatti non fa neanche rumore . Ad una coppia di motociclisti su una BMW GS chiediamo: „Per favore?“
Mi posiziono nel classico punto centrale davanti alla porta.
Per scattare una buona foto si deve andare in mezzo alla strada trafficata. Mentre le auto, del tutto atipiche italiane, non suonano il clacson , chiedo: perché una BMW? „Veniamo dall’Australia , guidiamo una Guzzi, un fantastico Le mans“ raccontano con orgoglio, „ma qui non abbiamo trovato un Guzzi in affitto. “È vero, penso tra me, la Guzzi è sopreattutto una moto per la pensione“.
Oltre ai simpatici australiani, ora ci sono altri amici dell’aquila che aspettano davanti al cancello. Esattamente alle 15:00, il cancello si apre per i visitatori del museo. Come per magia, scivola a destra e scompare nelle vecchie mura del 1921. Lo fa quasi in silenzio … abbastanza atipico per una costruzione Guzzi. Un odore di olio fresco, metallo e vernice viene verso di noi. Sembra che la storia del glorioso marchio sia conservata nell’aria per sempre. Un’aria che ha conservato anche noi, perché dopo10 anni di viaggi e avventure con la Guzzi siamo ancora lì.
È settembre 2008. Gli sguardi curiosi del gruppo di visitatori di oggi si aggirano nei profondi corridoi della vecchia produzione, ma Luigi Forni, già ottantenne e simile all’anima delle sale sacre, guida con fermezza il gruppo amichevole nell’area del museo. Francobollo e io possiamo abbandonarli perchè con le nostre tute rosse originali Guzzi possiamo andare in esplorazione indisturbati, anche se ingiustificati. Ispezioniamo la vecchia officina galvanica e la galleria del vento. Osiamo, diventando sempre più coraggiosi, entrare in catena di montaggio per posare davanti a motori semifiniti. Gli addetti del reparto “OPERAI“si divertono molto per il nostro spionaggio industriale “Under Cover“ e ci permettono persino di montare le valigie laterali sui nuovi modelli V7 Special. Per ringraziare di non aver rovinato tutto, riceviamo anche dei bellissimi poster come ricompensa. Quando la mano fantasma chiude di nuovo il cancello dietro di noi, usciamo orgogliosi come bambini per la nostra visita completata con la piccola avventura.
Ora c’è un gruppo di piloti Griso con cartelli gialli NL davanti al cancello chiuso. Troppo tardi! Il museo è chiuso per un periodo di tempo indefinito, ma per fortuna la foto davanti al cancello è sempre possibile. Il lettore esperto noterà che il modello Griso non esisteva nemmeno in quel momento?Esatto!
Perchè la “macchina del tempo“ ci ha portati nel giugno dell’anno 1 del calendario Corona. Il mio primo viaggio nell’amata Mandello dopo il Covid-19. Mi accompagna il mio vecchio Airone patinato, che qui con l’amico Gechi è sopravvissuto alla pandemia meglio di tanti altri destini purtroppo.
Negli anni le mie moto sono invecchiate e adoro le tracce del tempo su di esse. È come il rapporto tra cane e padrone… si muta nel tempo.
Mentre penso a questa misera teoria tra me e le bobine patinate, la truppa Olandese-Griso ha da tempo fermato i ricordi della sosta nei loro telefoni cellulari allontanatandosi ruggendo . È straordinariamente tranquillo in questo momento e quindi i ricordi tornano indietro … „È il 1985 …“ la mia prima volta.
Decido di conservare i ricordi per la nostra bellissima nuova homepage e di condividerli con tutti coloro che associano la loro piccola storia a questo portale. Sì, dovremmo diffondere e far conoscere l’iniziativa! Sono sicuramente tante le foto e le storie davanti alla vernice rossa con l‘ aquila che ha subìto molte variazioni nei decenni ;mentre sto ancora pensando una giovane coppia italiana scesa da una Fiat 500 cerca di farsi un selfie davanti al mio Airone.
La donna ha la pancia rotonda, ma non sembra condividere la mia stessa sorte. Sì, la nuova vita cresce lì dentro! Quindi la storia continua.
“La storia Guzzi continua!” E questo è un bene!
All’improvviso sento bussare alla finestra della piccola stanza del portiere. Non riesco a vedere il viso nel riflesso del sole serale. Una voce mi chiede gentilmente di spingere via l’Airone. Il cancello rosso si apre. „Bella macchina, Mattheo“ lo sento ancora. Sono arrivato! testo Mattheo / traduzione Gechi